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Cultura e imprese sostenibili: una sinergia che crea valore
L’Italia vanta un patrimonio culturale ineguagliabile, con siti UNESCO, tradizioni millenarie e un’eredità artistica che il mondo ci invidia. Ma tutelare, valorizzare e rendere accessibile questa ricchezza richiede oggi nuove risorse, modelli di governance condivisa e attori innovativi.
È in questo scenario che entrano in gioco le Società Benefit: imprese che integrano nel proprio DNA la generazione di valore sociale, culturale e ambientale. Sempre più spesso, queste aziende stanno contribuendo in modo concreto alla valorizzazione del patrimonio culturale, diventando protagoniste di un modello di sviluppo sostenibile e partecipato.
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Che cos’è una Società Benefit? Un’impresa con una missione in più
A differenza delle imprese tradizionali, le Società Benefit operano con una duplice finalità: perseguire il profitto e, allo stesso tempo, generare un impatto positivo per la società e l’ambiente. Un approccio che si ispira al modello delle B-Corporation, nato negli Stati Uniti, e introdotto in Italia nel 2016.
Queste aziende fanno parte del cosiddetto quarto settore, a cavallo tra profit e no profit, e adottano spesso standard ESG (Environmental, Social, Governance) per guidare le proprie decisioni strategiche. Il risultato? Modelli di business orientati all’inclusione, alla trasparenza e alla sostenibilità a lungo termine.
Cultura e sviluppo sostenibile: un binomio sempre più attuale
Secondo i principi dell’Agenda 2030 e della Convenzione di Faro, la cultura non è solo memoria o bellezza, ma leva fondamentale per lo sviluppo sostenibile. La valorizzazione del patrimonio – sia materiale che immateriale – deve oggi seguire logiche partecipative, inclusive e responsabili.
Le imprese che scelgono di operare nel settore culturale con visione e strumenti ESG possono diventare alleati preziosi delle comunità locali, generando impatti reali in termini di occupazione, rigenerazione urbana, turismo sostenibile e identità territoriale.
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Esempi reali di Società Benefit attive nella cultura
In Italia e in Europa stanno emergendo numerose esperienze virtuose. Ecco alcuni esempi concreti di come le Società Benefit stanno contribuendo al rilancio culturale:
In Italia
- Ferrarelle S.p.A. SB valorizza il patrimonio culturale attraverso eventi culturali e promozione turistica locale.
- Patrimonio Cultura SB supporta fundraising per enti culturali, creando strumenti finanziari dedicati.
- Home4All SB rigenera immobili a fini sociali e culturali, contribuendo al Goal 11 dell’Agenda 2030.
- Sud Sud Vacanze SB, che si occupa di locazione turistica e che, come da relazione d’impatto 2023, ha contribuito alla riconversione di alcune aree verdi nel Comune di Maruggio in provincia di Taranto, promuovendo il Goal 11 dell’Agenda 2030.
- Barbaranet SB che si occupa di property management e Beforweb SB che si occupa di consulenza informatica. Entrambe, fra gli obiettivi di beneficio comune hanno inserito, tra gli altri, anche qui in coerenza con il Goal 11 dell’Agenda ONU “[…] la promozione della comunicazione del patrimonio naturale, ambientale, culturale e turistico del territorio, mediante campagne d’informazione e sensibilizzazione verso un turismo sostenibile […]”.
- Carborea SB, nata dall’idea di riforestare il Salento attraverso la ripiantumazione di alberi di ulivo in aree colpite dalla Xylella, con particolare attenzione al recupero del paesaggio agrario Salentino.
In Europa
- Laura Holmes Production (UK) integra la sostenibilità nelle produzioni culturali e artistiche.
- LaCollection (Francia) collabora con EcoTree per ridurre l’impronta ecologica attraverso progetti di riforestazione legati al settore culturale.
Come operano le imprese benefit nel settore culturale?
Le attività delle Società Benefit nel campo della cultura possono essere molteplici. Tra le più diffuse:
- Restauro e conservazione di beni storici e artistici
- Riqualificazione di spazi urbani a fini culturali
- Digitalizzazione del patrimonio immateriale
- Sviluppo di itinerari turistici sostenibili
- Partnership con enti pubblici, università e musei
Tutti interventi che rafforzano il legame tra cultura, comunità e sviluppo locale.
Attenzione al rischio di greenwashing culturale
L’impegno delle imprese nella cultura va monitorato con attenzione. In alcuni casi, l’adozione di etichette “verdi” o “etiche” può essere solo di facciata. È qui che si parla di heritage-washing, ovvero la strumentalizzazione del patrimonio per migliorare l’immagine aziendale senza veri benefici per il territorio.
Per evitare questo rischio, servono strumenti di rendicontazione trasparenti, obiettivi misurabili e una reale coerenza tra strategia aziendale e impatto sociale.
Un nuovo modello culturale partecipato e sostenibile
Secondo gli autori dello studio Fabio Pollice e Marco Sponziello, è possibile costruire un nuovo paradigma per la gestione del patrimonio culturale basato su:
- Coinvolgimento attivo degli enti locali
- Partenariato tra pubblico e privato
- Adozione di criteri ESG nella governance culturale
- Equità tra generazioni e restituzione alla comunità
In questo quadro, le Società Benefit rappresentano non solo un’opportunità, ma una risorsa strategica per l’Italia, capace di coniugare crescita economica, identità culturale e benessere collettivo.
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