Il PNRR e la Città “Policentrica”. Una proposta dal Salento in Puglia

Noi di neXteu magazine abbiamo incontrato il dott. Gerardo Filippo, già sindaco di Aradeo, molto attivo nel dibattito sul ruolo degli Enti locali in rapporto al PNRR, forte anche della consolidata esperienza nei processi di aggregazione tra gli enti locali finalizzata allo sviluppo integrato del territorio.

Il tema dell’aggregazione tra comuni – dice Filippo – è tornato oggi di grande attualità perché è l’unico modo, soprattutto per le piccole realtà locali, di affrontare efficacemente le sfide contenute nel recovery fund”.

Dott. Filippo recentemente è tornata all’attenzione degli osservatori l’esperienza della “Città Policentrica” alla quale lei ha dato un suo contributo. Di cosa si tratta? Cosa è la Città Policentrica?

L’idea della città policentrica nasce come un esperimento di programmazione negoziata dal basso. Riguardava, in particolare, un’area costiera e dell’entroterra del versante ionico della provincia di Lecce, che pur individuando in Gallipoli l’attrattore principale prospettava un’idea complessiva e integrata di sviluppo che interessava tutti i comuni dell’area, i quali furono destinatari di importanti finanziamenti. L’idea fu realizzata, da un punto di vista formale, in maniera abbastanza semplice, facendo ricorso all’art. 30 del Testo Unico degli Enti Locali che prevede la convenzione come forma di aggregazione.”

Lei ha sostenuto che l’esperienza della città policentrica debba essere replicata, in che senso?

Quella fu una positiva esperienza ideata e portata avanti assieme all’allora Sindaco di Sannicola Pippi Nocera che ne è stato il principale animatore. Quel modello ha funzionato e può ancora funzionare sia per progettare il modello di sviluppo sia per favorire la velocizzazione della spesa come viene imposto dalla nuova programmazione del PNRR. Per questo auspico che quel modello possa essere replicato anche in altre aree del Salento caratterizzate da omogeneità territoriale, identità culturali, specificità di problematiche e condivisione di soluzioni.”

Come si dovrebbero individuare le aree interessate a questo processo?

Secondo me la Provincia dovrebbe svolgere al riguardo un importante ruolo di coordinamento favorendo la cooperazione nelle aree interessate. Tuttavia resta fondamentale l’iniziativa dal basso della quale sono titolari i comuni ma anche Istituzioni e associazioni di categoria. Come ho avuto modo di scrivere in un articolo recentemente pubblicato da “Quotidiano”, il Salento è caratterizzato dalla presenza di piccoli comuni la cui economia ruota, di fatto, attorno a città più grandi, come Galatina, Nardò, Maglie, Casarano, Gallipoli, Tricase, che fanno da attrazione e con le quali costituiscono un ambito omogeneo più vasto. Una di queste aggregazioni omogenee, per esempio, è costituita dall’area dell’entroterra che ruota attorno a Galatina, e quindi i comuni dell’immediato hinterland (Sogliano, Soleto, Cutrofiano, Aradeo), i comuni della “Grecìa Salentina” e a quelli delle “Serre Salentine”. Un ambito territoriale di 350 chilometri quadrati con una popolazione superiore a 100.000 abitanti, che occupa la parte centrale dell’entroterra salentino.”

Come strutturare concretamente il modello proposto?

A tal proposito la normativa regionale ci dà un’indicazione: la Legge 63/2017 individua i Programmi di area integrata che possono rappresentare un efficace strumento di programmazione negoziata. In verità lo strumento non è stato ancora compiutamente sperimentato: c’è qualche esperienza in fase di avanzato completamento (come il programma d’area che interessa i comuni dei laghi del Gargano) e ci sono alcune iniziative in fase embrionale. Forse occorrerebbe, al riguardo, un’attività di indirizzo, coordinamento e armonizzazione da parte della Regione, e ciò per rendere effettivamente praticabile l’indicazione della legge 63/2017 che conferisce, appunto, alla Regione il ruolo attivo nella promozione e individuazione degli ambiti territoriali e nell’iter di approvazione che è demandato, in ultima analisi, al Consiglio Regionale e quindi con il coinvolgimento dell’intera rappresentanza pugliese.”

In questa fase di costruzione del modello di sviluppo che ruolo ha l’associazionismo?

Il partenariato deve svolgere un ruolo fondamentale nei processi di programmazione strategica. Mi riferisco sia al partenariato pubblico (Enti e Istituzioni come l’Università, gli Istituti di formazione superiore, le Camere di Commercio) che a quello privato (Confindustria, associazioni di categoria ecc). In questa fase è importante anche il ruolo che possono svolgere le associazioni tematiche e i centri studi come, per esempio, Next Eu che è molto attiva nell’attività di divulgazione, analisi e approfondimento dei temi socio economici che sono alla base di ogni processo di programmazione.”

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Autore

  • Progettista industriale e Consulente Fundraising per startup, studioso della filiera agroalimentare e specializzato nelle Tecnologie 4.0. Fermamente convinto delle potenzialità del Mezzogiorno e promotore di una crescita sostenibile

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