Marco Esposito, il PNRR e i divari tra Nord e Sud Italia

L’Associazione neXteu, presieduta da Marco Sponziello, e il giornalista de ‘Il Mattino’, Marco Esposito, hanno discusso di PNRR in un Webinar dedicato lo scorso 14 ottobre, e delle implicazioni che riguardano, da un lato, l’opportunità che esso rappresenta e, dall’altro, le criticità legate alle “alchimie” che potrebbero impedirne un adeguato utilizzo.

Marco Esposito, giornalista d’inchiesta e autore di “Fake Sud” e di “Zero al Sud”, noto per aver ‘sollevato molti tappetti’ e ‘aperto tanti armadi’ nel tentativo di spazzare la polvere che spesso copre le malefatte e palesando scheletri che alcuni tentano malamente di nascondere, ha parlato ad una platea di oltre 90 ascoltatori collegati nell’interessantissimo confronto trasmesso con una diretta web organizzata da neXteu. Una partecipazione che ha dimostrato, ancora una volta, come stiano crescendo sensibilità e attenzione verso alcune tematiche rispetto alle quali ci si sente, finalmente, co-responsabili.

Al centro dell’incontro con Esposito, la riduzione del divario nord-sud e, dunque, le opportunità ed i rischi negli interventi che riguarderanno l’applicazione del PNRR.

NeXteu, di fatto, intende, con questi appuntamenti, sollecitare dibattiti e riflessioni ma anche proporre strategie rispetto alle problematiche che il Mezzogiorno vive sulla propria pelle da tempo immemore e che oggi sollecitano risposte concrete.

Esposito in un dialogo molto amichevole ma diretto e senza giri di parole, ha affrontato per neXteu la questione legata al Nord e Sud, un argomento molto dibattuto e attuale. Anzi. Quanto mai attuale. “È essenziale capire i meccanismi che hanno creato il divario territoriale e quelli che ad oggi continuano ad allargarlo – ha sottolineato Esposito – la coesione territoriale rappresenta una delle missioni che attraversano il PNRR in tutte le sue componenti (missione trasversale). Per Esposito “nonostante abbia tanto fatto disquisire la soglia minima del 40% dei fondi da destinare al Sud del Paese, si dimostra ancora una scarsa volontà delle istituzioni centrali a risolvere concretamente il problema, ad esempio prendendo provvedimenti per rendere competitive le Regioni del Mezzogiorno sul piano della progettazione e dell’adesione ai bandi.”

L’esempio lampante, racconta Esposito, riguarda la riforma del Titolo V del 2001 e le aberrazioni che l’interpretazione legislativa ha creato proprio riguardo i fabbisogni dei comuni più piccoli e spesso più svantaggiati (vedi nostro articolo del 13 settembre 2021 su PNRR. Gli ostacoli alla riduzione del divario Nord-Sud | neXteu). Difatti, denuncia il giornalista partenopeo, “in Italia si è presa la statistica e la si è trasformata in regola”, spiegando come l’immobilismo dei comuni più piccoli sia dovuto in gran parte al meccanismo della ‘spesa storica’. Esposito spiega che: “Se un Comune ha zero asili nido, il suo fabbisogno futuro di asili nido sarà uguale a zero. Questo succede anche per i diversi servizi che un territorio offre ai cittadini”. E quindi il finanziamento di questo comune nel futuro sarà pari a zero!

La sovrapposizione della ‘spesa storica’ al criterio dei ‘livelli essenziali di prestazione’, tende quasi esplicitamente a forzare una migrazione dei cittadini del Sud in cerca di quei servizi, inesistenti o depauperati con la progressiva erosione dei fondi reali, nei territori di origine.

Se nel PNRR si intravedeva una potenziale inversione di rotta, al momento permangono pesanti zavorre che impedirebbero il cambio di passo. In Conferenza delle Regioni è stato dato, di fatto, maggior peso al sistema di cofinanziamento dei progetti, per cui le grandi città e metropoli, riescono concretamente ad aggiudicarsi i bandi (destinati alle aree svantaggiate) puntando su un tessuto economico storicamente più evoluto al Nord rispetto al Sud, su cofinanziamenti più consistenti e su un maggior organico amministrativo. In poche parole, una maggiore efficienza progettuale e un successo quasi certo nell’aggiudicazione di bandi e di Avvisi.

L’inchiesta svolta dal giornalista sull’edilizia scolastica nelle are svantaggiate è l’esempio lampante ed è centrale nell’analisi del problema. Marco Esposito ne parla con spiccata amarezza: “Il comune di Venafro, che ha il problema di un nido costituito da soli prefabbricati, ha presentato un progetto con un cofinanziamento di 3000 euro ma è stato battuto in graduatoria dal Comune di Milano, che alla pari chiede un nido, con un cofinanziamento di 3 milioni di euro, per ampliare le risorse di un’area. Milano sicuramente non avvertirà gli stessi disagi del piccolo comune in provincia di Isernia. Privare Venafro di un nido comporta uno squilibrio di trattamento dei bambini e delle loro famiglie ma più in generale i residenti al Sud sono penalizzati rispetto a chi vive nei grandi comuni del Nord.

La soluzione secondo Marco Esposito potrebbe essere quella di poteri sostitutivi dello Stato Centrale che, attraverso un censimento, dovrebbero individuare i territori che necessitano di un intervento, evitando che gli interessi economici possano creare paradossi che appunto sfaldano la Coesione Sociale e Territoriale del Paese, andando contro gli obiettivi da raggiungere.

Marco Sponziello, affronta anche l’argomento delle Autonomie Differenziate e di come queste, nate su proposta di Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna, potrebbero svantaggiare le Regioni del Mezzogiorno, stabilendo ancora una volta che i criteri di assegnazione dei trasferimenti statali (economici e decisionali) siano la popolosità ed il gettito fiscale storici delle Regioni.

Questa grave “minaccia”, è il sintomo di una Governance distorta ed alimentata da quello che il giornalista chiama “Fake Sud”, titolo del suo libro e specchio di una visione “che vede una metà d’Italia che produce e si evolve, relegando all’altra metà il ruolo di Bad Italy: come si fa quando si spezza in due una Società”.

La conclusione del dibattito parrebbe quasi logica se non fosse ancora poco più di una chimera. Quel “fare rete” che da più parti si auspica stenta a trovare le connessioni ottimali per realizzarsi. Probabilmente, come si è detto in apertura, occorre iniziare a sentirsi parte di un progetto e quindi responsabili di un cambiamento. Che non è mai solo un fattore esogeno alle comunità ma presuppone cittadini consapevoli, informati con una coscienza critica e un pensiero nuovo e finalmente libero.

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