Pnrr e Mezzogiorno. Se ne discute fra i banchi dell’Unisalento

Delle potenzialità del Pnrr se n’è discusso lunedì 13 dicembre nelle aule dell’Unisalento, con l’Onorevole Stefàno, Presidente della Commissione per i rapporti con l’Ue, all’interno del corso di Geografia economico politica, tenuto dal Professore Sponziello.

L’incontro con il Senatore e con altri professionisti, è avvenuto allo scopo di suscitare interesse degli studenti e senso critico nell’analizzare la situazione attuale e che diriga alla formazione continua i nuovi professionisti del futuro.

PIL e difficoltà del Paese prima e dopo il Covid

“Il Pnrr rappresenta lo strumento più importante per il nostro Paese per i prossimi anni, anche in conseguenza alla pandemia che ha colpito l’Italia più di altri Stati Europei”, esordisce il Senatore, che apre il suo intervento con alcuni dati statistici: “Il Pil, nel 2020, si è ridotto dell’9% circa, a fronte di un calo medio, nell’area euro, del 6.2%. La crisi che si abbatte sul nostro Paese lo trova già fragile dal punto di vista economico, sociale ed ambientale, a causa di quella che l’ha coinvolto dal 2008 al 2013. Al dato italiano si aggiungono un incremento delle persone vicine alla soglia di povertà, in larga misura rappresentato da giovani ma soprattutto da donne.

La dimensione di questi numeri evidenzia chiaramente la fragilità del nostro Paese, soprattutto su demarcazione geografica: nel Mezzogiorno queste problematiche sono esasperate, dal momento che il processo di convergenza con le aree più ricche del nostro Paese è da tempo fermo, nonostante gli strumenti finanziari avuti a disposizione nel corso del tempo. A questo si aggiunge l’incapacità di far fronte alla rivoluzione industriale in atto, che è dimostrata dal 98,9% dei dipendenti italiani dell’amministrazione pubblica che prima della pandemia non aveva mai utilizzato il lavoro agile. Secondo gli economisti, un altro anello debole che limita il potenziale di crescita del Paese è il mancato processo di riforme strutturali, tra i quali la giustizia civile, anche per quanto riguarda l’incapacità di attrarre investimenti esteri.

Next Generation Eu e React Eu

La storia economica recente dimostra, tuttavia, che l’Italia ha imboccato un sentiero di rinnovamento, come dimostrato dai complimenti ricevuti dal Fondo Monetario Internazionale. In risposta alla situazione pandemica, l’Ue ha messo in campo il Next Generation Eu, ovvero un piano che prevede investimenti e riforme che mira ad accelerare i processi di transizione ecologica e digitale, migliorando la formazione dei lavoratori e delle lavoratrici, al fine di conseguire una migliore equità di genere, territoriale e generazionale. L’Italia è la prima beneficiaria dei due principali strumenti del Programma, vale a dire il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, il PNRR, e il Pacchetto di Assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori d’Impresa, il cosiddetto React Eu.

Il Senatore sottolinea che il Piano può essere considerato come il primo appuntamento dell’Europa in tema di politiche fiscali comuni, contrariamente a quelle monetarie finora attuate, che distribuisce risorse in parte a fondo perduto, in parte come prestiti da restituire a tasso più vantaggioso rispetto alla capacità dei singoli Stati. Per la prima volta, l’Ue non raccoglie le risorse dai Paesi appartenenti, ma le distribuisce, non più in base alla demografia, ma secondo criteri oggettivi. La pandemia ha sottolineato ancora maggiormente gli squilibri che caratterizzano il nostro Paese, generazionali, di genere e territoriali e per tale ragione può beneficiare del 25% circa rispetto al totale. “Oltre a ciò, occorre sottolineare”, afferma il Senatore, “che l’Italia ha una responsabilità fondamentale per la buona riuscita dell’operazione”.

La situazione Mezzogiorno

Stefàno descrive, poi, la situazione Mezzogiorno: “Il lavoro, al Sud, è più precario rispetto al resto del Paese, per chiudere per un processo civile è stato stimato un periodo pari a 500 giorni contro i 180 del Centro Nord. Un terzo dei suoi cittadini”, prosegue, “risiede in comuni che sono in dissesto finanziario e quelli che non lo sono hanno il personale falcidiato, con enormi difficoltà a cogliere le opportunità delle risorse che arriveranno nei prossimi anni. Il PIL cresce a velocità dimezzata rispetto al resto del Paese, le donne che non lavorano sono moltissime. Lavoro precario e povertà frenano i consumi”.

Il Senatore definisce il Pnrr “come una svolta storica per il Sud, poiché dà innanzitutto la possibilità di qualificare la spesa, intervenendo subito sui processi di riscrittura dei modelli di sviluppo, e perché ha l’ambizione di essere un prototipo da seguire anche per la gestione delle altre risorse a disposizione del Paese. Il problema che ci riguarda è che non siamo stati capaci nel tempo di creare processi sistemici, in modo tale da ridurre il divario con il Nord. Al di là del dibattito di quanto vada al Sud, va aggiunto anche uno sul come ci va, poiché bisogna essere in grado anche di far convogliare le risorse. Si pensi anche al fatto che in Italia i processi di spesa per un’opera pubblica da 1 a 7 milioni richiedano in media 5 anni e mezzo”.

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