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Dal lavoro subordinato alla partecipazione attiva in azienda

Come le aziende possono evolvere dal modello gerarchico a una visione sussidiaria e sostenibile del lavoro

di Claudio Cavaliere – Equity Partner NEXUMSTP SpA

In un mondo sempre più attento all’equità sociale e alla sostenibilità, anche il modo in cui intendiamo il rapporto di lavoro sta cambiando. Tradizionalmente fondato su un contratto di scambio – lavoro contro retribuzione – il legame tra datore di lavoro e lavoratore può oggi estendersi ben oltre questa dinamica, per diventare una vera leva di innovazione sociale e crescita collettiva.

Claudio Cavaliere, Consulente del Lavoro ed equity partner di Nexum stp Spa, propone un’interessante rilettura del rapporto di lavoro in ottica sussidiaria, che invita a superare la rigida verticalità del modello subordinato, per abbracciare forme di collaborazione più diffuse, inclusive e partecipative.

Il lavoro come strumento di valore condiviso

Alla base del contratto di lavoro c’è il cosiddetto sinallagma: il principio di reciprocità tra datore e lavoratore. Tuttavia, nel contesto attuale, sempre più aziende si pongono l’obiettivo di generare un impatto positivo anche sul territorio e sulla comunità in cui operano, integrando quindi un “terzo contraente” nel rapporto lavorativo: la società.

Questo approccio si lega al concetto di Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI), direttamente connesso alla componente Social del framework ESG – Environmental, Social, Governance. È un modello che promuove inclusione, equità e benessere collettivo, con una crescente attenzione anche alla dimensione ambientale, come indicato dalla recente modifica dell’art. 41 della Costituzione italiana, che sancisce l’obbligo di indirizzare l’attività economica “a fini sociali e ambientali”.

Società benefit: impresa e bene comune

L’introduzione delle Società benefit nel nostro ordinamento rappresenta un chiaro riferimento al pilastro Governance degli ESG. Queste realtà assumono un impegno statutario non solo verso il profitto, ma anche verso obiettivi di beneficio comune, includendo nel proprio perimetro di impatto: persone, comunità, ambiente, beni culturali, enti del terzo settore e altri stakeholder.

Questa impostazione richiede una governance responsabile, trasparente e orientata a risultati sostenibili nel lungo periodo.

Welfare aziendale: una leva di innovazione e inclusione

Il welfare aziendale costituisce una delle più efficaci applicazioni della dimensione Social. Consente alle imprese di migliorare il benessere dei dipendenti attraverso benefit non monetari (sanità, istruzione, trasporti, assistenza familiare), riducendo il cuneo fiscale e promuovendo inclusione e qualità della vita.

Ma questo strumento va oltre: si configura come un’espressione concreta del principio di sussidiarietà, in cui l’azienda integra (senza sostituire) l’azione del settore pubblico. Un modello di impatto sociale che rafforza il legame tra impresa e comunità.

Il welfare territoriale: un modello di amministrazione condivisa

Nel welfare territoriale entrano in gioco tutte e tre le dimensioni ESG:

  • Social: perché amplia l’accesso a servizi e opportunità per le famiglie e i cittadini.
  • Governance: perché richiede la creazione di reti tra pubblico, privato, terzo settore e rappresentanze.
  • Ambientale: quando include iniziative per la mobilità sostenibile, riduzione dell’impatto urbano e miglioramento della vivibilità.

Il coinvolgimento degli attori locali in progetti comuni genera circuiti virtuosi in cui ogni parte contribuisce al benessere collettivo, favorendo inclusione, solidarietà e sviluppo economico locale.

Mobilità sostenibile e impatto ambientale

Un esempio concreto dell’integrazione tra welfare aziendale e impatto ambientale è rappresentato dai progetti di mobilità sostenibile. Quando le aziende partecipano attivamente alla gestione degli spostamenti casa-lavoro – tramite abbonamenti al trasporto pubblico, car sharing, navette aziendali o orari di lavoro scaglionati – si contribuisce a:

  • Ridurre le emissioni
  • Decongestionare il traffico urbano
  • Migliorare la salute pubblica

In questo modo, le imprese svolgono un ruolo attivo nel raggiungimento degli obiettivi ambientali definiti dall’Agenda 2030 dell’ONU.

Verso un nuovo paradigma: la sostenibilità relazionale

In conclusione, il welfare aziendale, quando orientato ai valori ESG, si trasforma in uno strumento trasformativo e sistemico. Dal rapporto di lavoro subordinato si passa a una relazione partecipata, dove l’impresa diventa motore di sviluppo sostenibile, generando valore non solo economico, ma anche sociale, ambientale e istituzionale.

Oggi, le aziende hanno l’opportunità – e sempre più spesso la responsabilità – di agire come agenti di cambiamento. Integrare i criteri ESG nella cultura del lavoro non è più un’opzione, ma una strategia di crescita sostenibile e di valore duraturo per la collettività.

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